Ieri si sono svolte le primarie dell'opposizione venezuelana. Henrique Capriles Radonski ha stravinto con il 63,9% dei voti. E vai con le carovane di SUV strombazzanti, con i sorrisi di circostanza e con i discorsi trionfalistici. Quasi tre milioni di votanti: un vero e proprio successo al di là delle più mirabolanti aspettative! È questa la matrice di opinione che dalle prime pagine dei quotidiani e dai telegiornali in prima serata resterà impressa sulla storia.
Tuttavia c'è soprattutto un aspetto formale di questa vicenda che non è passato inosservato: come mai i candidati ed i portavoce dell'opposizione, abituati a disconoscere puntualmente e perentoriamente la legittimità del potere elettorale rappresentato dal CNE (Consejo Nacional Electoral), per la prima volta in 13 anni di governo Chavez, si sono prodigati in reiterati sproloqui sull'efficienza di quest'ultimo?
Il CNE è uno dei cinque poteri indipendenti della Repubblica Bolivariana del Venezuela. È garante di tutti i processi elettorali che si svolgono all'interno del paese. Quindi anche delle primarie. In seguito a tutte le manifestazioni elettorali svolte in Venezuela da quando Chavez è presidente, i candidati dell'opposizione hanno regolarmente contestato la legittimità del CNE e gridato a brogli, manipolazioni e frodi elettorali. Tra i contestatori più ferventi del CNE si annovera di diritto la “precandidata” Maria Corina Machado, la quale - ironia della sorte - vanta il lusinghiero record di essere stata la deputata eletta con il maggior numero di consensi (235.259) in tutta la storia del Venezuela...
Purtroppo per gli oppositori, il CNE utilizza un sistema totalmente automatizzato mediante macchine elettroniche SAES (Smartmatic Automated Election Systems) che risulta essere, a detta di tutti gli osservatori internazionali, tanto innovativo, affidabile e trasparente da essere considerato uno dei migliori (se non il migliore in assoluto) al mondo!
In occasione delle primarie, la Mesa de la Unidad Democratica (MUD), il blocco di opposizione della destra conservatrice, ultraliberista e filostatunitense (ribattezzato ironicamente Mesa de la Ultra Derecha dai sostenitori di Chavez), ha fatto richiesta al CNE di 7691 macchine da distribuire nei 3.707 seggi. La media per ogni operazione di voto è di circa 3 minuti. I seggi sono rimasti aperti dalle 8 alle 17 di ieri, vale a dire 9 ore. Facendo un rapido calcolo ci si rende facilmente conto che il numero massimo di potenziali votanti è 1.384.380 (9x60/3x7691).
Il che risulta essere perfettamente in linea con quanto dichiarato il 13 gennaio da Henry Ramos Allup, esponente di spicco dell'opposizione, segretario generale di Acción Democratica (uno dei partiti storici della Quarta Repubblica, oggi nella MUD), il quale aveva previsto che il limite massimo raggiungibile fosse di un milione e mezzo di votanti.
Come spiegare quindi i 2.827.040 voti di ieri?
Cerchiamo di formulare un'ipotesi. Le previsioni al ribasso di Ramos Allup avevano suscitato il timore che le primarie si trasformassero in un severo autogol politico. Ciò perché, a fronte di un corpo elettorale pari a circa 19 milioni di votanti ed in un contesto così polarizzato com'è quello venezuelano, un afflusso inferiore al 10% avrebbe avuto l'effetto contrario di fiaccare il morale dell'elettorato di un'opposizione peraltro già sbandata e massacrata da feroci lotte intestine, spianando ulteriormente la strada alla rielezione del favoritissimo Chavez. Di fronte a questo rischio, si è cominciato a vociferare del possibile annullamento delle primarie e dell'eventualità di designare il candidato “per consenso”. Ipotesi che non si è concretizzata a causa delle insanabili fratture all'interno di un'opposizione tenuta insieme solo da due fattori comuni: la volontà, tipica di tutte le oligarchie del mondo, di riprendersi l'unico potere di cui, di fatto, in questo momento è esautorata, quello politico; la condivisione di una fobia psicotica, quella di Hugo Chavez.
Dev'essere a questo punto della storia che a qualcuno è venuto in mente il piano B: truccare i numeri. Niente di difficile, se si considera che il CNE ha si fornito il supporto logistico, ma non è intervenuto nella verifica della regolarità del processo di voto. Ciò dal momento che la MUD ha avanzato al CNE due pretese piuttosto insolite (ufficialmente per evitare la diffusione dell'identità dei partecipanti alle primarie): 1. che a differenza delle elezioni con carattere istituzionale i votanti non fossero soggetti all'obbligo di essere identificati; 2. che i registri elettorali non fossero accessibili e venissero distrutti 48 ore dopo la fine delle votazioni (domani). Perciò nessuno potrà mai sapere se un solo votante ha prodotto una o cinque schede elettorali... Ed ecco spiegato il significato strategico delle tanto inattese quanto ostentate dichiarazioni di profondo rispetto istituzionale nei confronti del CNE da parte di un'opposizione golpista, complottista, e che non perde occasione per demonizzare il governo di Chavez: legittimare il garante delle operazioni elettorali significa legittimarne anche i risultati, veri o inverosimili che siano!
Peccato che gli esponenti dell'opposizione siano tanto maldestri che a nessuno sia venuto in mente di richiedere al CNE ulteriori macchine elettorali. Peccato che sottovalutino le capacità di un popolo che sa leggere, scrivere e... contare. Il goffo illusionismo è stato tempestivamente svelato e la carnevalesca opposizione venezuelana ha perso un'altra buona occasione per dissimulare quanto basso sia il proprio profilo non solo politico, ma persino intellettivo.
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