lunedì 13 febbraio 2012

Il successo delle primarie dell'opposizione venezuelana: illusionisti principianti allo sbaraglio

La storia è piena di inganni. Ma a volte gli illusionisti sono maldestri, i loro trucchi grossolani e gli inganni manifesti...

Ieri si sono svolte le primarie dell'opposizione venezuelana. Henrique Capriles Radonski ha stravinto con il 63,9% dei voti. E vai con le carovane di SUV strombazzanti, con i sorrisi di circostanza e con i discorsi trionfalistici. Quasi tre milioni di votanti: un vero e proprio successo al di là delle più mirabolanti aspettative! È questa la matrice di opinione che dalle prime pagine dei quotidiani e dai telegiornali in prima serata resterà impressa sulla storia.
Tuttavia c'è soprattutto un aspetto formale di questa vicenda che non è passato inosservato: come mai i candidati ed i portavoce dell'opposizione, abituati a disconoscere puntualmente e perentoriamente la legittimità del potere elettorale rappresentato dal CNE (Consejo Nacional Electoral), per la prima volta in 13 anni di governo Chavez, si sono prodigati in reiterati sproloqui sull'efficienza di quest'ultimo?
Il CNE è uno dei cinque poteri indipendenti della Repubblica Bolivariana del Venezuela. È garante di tutti i processi elettorali che si svolgono all'interno del paese. Quindi anche delle primarie. In seguito a tutte le manifestazioni elettorali svolte in Venezuela da quando Chavez è presidente, i candidati dell'opposizione hanno regolarmente contestato la legittimità del CNE e gridato a brogli, manipolazioni e frodi elettorali. Tra i contestatori più ferventi del CNE si annovera di diritto la “precandidata” Maria Corina Machado, la quale - ironia della sorte - vanta il lusinghiero record di essere stata la deputata eletta con il maggior numero di consensi (235.259) in tutta la storia del Venezuela...
Purtroppo per gli oppositori, il CNE utilizza un sistema totalmente automatizzato mediante macchine elettroniche SAES (Smartmatic Automated Election Systems) che risulta essere, a detta di tutti gli osservatori internazionali, tanto innovativo, affidabile e trasparente da essere considerato uno dei migliori (se non il migliore in assoluto) al mondo!
In occasione delle primarie, la Mesa de la Unidad Democratica (MUD), il blocco di opposizione della destra conservatrice, ultraliberista e filostatunitense (ribattezzato ironicamente Mesa de la Ultra Derecha dai sostenitori di Chavez), ha fatto richiesta al CNE di 7691 macchine da distribuire nei 3.707 seggi. La media per ogni operazione di voto è di circa 3 minuti. I seggi sono rimasti aperti dalle 8 alle 17 di ieri, vale a dire 9 ore. Facendo un rapido calcolo ci si rende facilmente conto che il numero massimo di potenziali votanti è 1.384.380 (9x60/3x7691).
Il che risulta essere perfettamente in linea con quanto dichiarato il 13 gennaio da Henry Ramos Allup, esponente di spicco dell'opposizione, segretario generale di Acción Democratica (uno dei partiti storici della Quarta Repubblica, oggi nella MUD), il quale aveva previsto che il limite massimo raggiungibile fosse di un milione e mezzo di votanti.
Come spiegare quindi i 2.827.040 voti di ieri?
Cerchiamo di formulare un'ipotesi. Le previsioni al ribasso di Ramos Allup avevano suscitato il timore che le primarie si trasformassero in un severo autogol politico. Ciò perché, a fronte di un corpo elettorale pari a circa 19 milioni di votanti ed in un contesto così polarizzato com'è quello venezuelano, un afflusso inferiore al 10% avrebbe avuto l'effetto contrario di fiaccare il morale dell'elettorato di un'opposizione peraltro già sbandata e massacrata da feroci lotte intestine, spianando ulteriormente la strada alla rielezione del favoritissimo Chavez. Di fronte a questo rischio, si è cominciato a vociferare del possibile annullamento delle primarie e dell'eventualità di designare il candidato “per consenso”. Ipotesi che non si è concretizzata a causa delle insanabili fratture all'interno di un'opposizione tenuta insieme solo da due fattori comuni: la volontà, tipica di tutte le oligarchie del mondo, di riprendersi l'unico potere di cui, di fatto, in questo momento è esautorata, quello politico; la condivisione di una fobia psicotica, quella di Hugo Chavez.
Dev'essere a questo punto della storia che a qualcuno è venuto in mente il piano B: truccare i numeri. Niente di difficile, se si considera che il CNE ha si fornito il supporto logistico, ma non è intervenuto nella verifica della regolarità del processo di voto. Ciò dal momento che la MUD ha avanzato al CNE due pretese piuttosto insolite (ufficialmente per evitare la diffusione dell'identità dei partecipanti alle primarie): 1. che a differenza delle elezioni con carattere istituzionale i votanti non fossero soggetti all'obbligo di essere identificati; 2. che i registri elettorali non fossero accessibili e venissero distrutti 48 ore dopo la fine delle votazioni (domani). Perciò nessuno potrà mai sapere se un solo votante ha prodotto una o cinque schede elettorali... Ed ecco spiegato il significato strategico delle tanto inattese quanto ostentate dichiarazioni di profondo rispetto istituzionale nei confronti del CNE da parte di un'opposizione golpista, complottista, e che non perde occasione per demonizzare il governo di Chavez: legittimare il garante delle operazioni elettorali significa legittimarne anche i risultati, veri o inverosimili che siano!
Peccato che gli esponenti dell'opposizione siano tanto maldestri che a nessuno sia venuto in mente di richiedere al CNE ulteriori macchine elettorali. Peccato che sottovalutino le capacità di un popolo che sa leggere, scrivere e... contare. Il goffo illusionismo è stato tempestivamente svelato e la carnevalesca opposizione venezuelana ha perso un'altra buona occasione per dissimulare quanto basso sia il proprio profilo non solo politico, ma persino intellettivo.

domenica 12 febbraio 2012

La resurrezione di Chavez ed il suicidio politico dell'opposizione venezuelana


Chavez sta bene. Gli sono ricresciuti i capelli. E' entrato definitivamente nella storia ospitando il summit fondativo della Celac (Comunidad de Estados Latino Americanos y del Caribe) in una Caracas festante il 2 e 3 dicembre 2011. Ha parlato ininterrottamente per più di 9 ore il 13 gennaio 2012 in occasione del “Memoria y cuenta” 2011, il resoconto annuale sull'operato del governo. Ha ricominciato il suo popolarissimo programma televisivo domenicale “Alò Presidente”. Ha presieduto le grandi celebrazioni del ventesimo anniversario dell'insurrezione civico-militare del 4 febbraio 1992.
Le recenti indagini sull'intenzione di voto alle presidenziali del 7 ottobre 2012 lo danno come super favorito con il 50-57%, mentre il suo governo gode di un indice di approvazione tra il 60% ed il 67%. Niente male per un presunto malato terminale con una prospettiva di vita di pochi mesi!
I suoi oppositori celebrano oggi il proprio suicidio politico, in occasione delle primarie. La cronaca è quella di una morte annunciata da un punto di vista tanto quantitativo, quanto qualitativo.

Nel 2006 Chavez fu rieletto con più di 7,3 milioni di voti (62,84%), su quasi 16 milioni di aventi diritto. Lo sfidante Manuel Rosales (in esilio in Perù dal 2009 per sfuggire al mandato di cattura internazionale emesso dall’Interpol per decine di accuse di corruzione) ottenne 4,3 di voti (36,90%). Il Consiglio Nazionale Elettorale venezuelano ha chiuso il 2011 con 18,3 milioni di iscritti e da qui al 7 ottobre 2012 è facile prevedere che si raggiunga quota 19 milioni.
L'opposizione afferma che un afflusso di 2 milioni di votanti alle primarie rappresenterebbe già un buon risultato. Con una quota di minimo 7 milioni di voti da ottenere per sperare di vincere le elezioni presidenziali, tale obiettivo dichiarato di afflusso alle primarie sembra più che altro un tentativo di limitare i danni di una figuraccia quasi certa. Ma ciò che è peggio è che il rischio reale è che non si raggiunga neppure il milione e mezzo di votanti. Non è un caso, con queste premesse, se fino all'ultimo si è vociferato del possibile annullamento delle primarie e della scelta del candidato dell'opposizione per “consenso”...
Ma chi sono i candidati alle primarie dell'opposizione o “preperdenti” (premajunches) come sono stati ribattezzati ironicamente dai sostenitori di Chavez?

Henrique Capriles Radonski. Avvocato, non ancora quarantenne, cappello da baseball incollato in testa, rampollo di una delle famiglie più potenti del Venezuela (proprietaria di catene di cinema e di mezzi di comunicazione), è il gran favorito delle primarie. Nel 2000 fondò, grazie ai finanziamenti ed alla consulenza della National Endowement for Democracy (NED) e del International Republican Institute (IRI) il partito politico ultraconservatore Primero Justicia insieme all'ex amico Leopoldo Lopez. Quest'ultimo, nonostante sia inabilitato a ricoprire incarichi pubblici per aver incassato fondi illegali quando era sindaco di Chacao, inizialmente si era lanciato nell'avventura delle primarie, salvo poi decidere di ritirarsi, a pochi giorni dalle elezioni, per appoggiare Radonski e diventare responsabile della sua campagna elettorale. Già sindaco del municipio Baruta per due mandati (2000-2008), ed attuale governatore dello stato Miranda, Radonski è invischiato in vari scandali per aver concluso contratti milionari con aziende di proprietà di familiari ed amici. Durante il colpo di stato dell'aprile 2002, si distinse per essere uno dei più facinorosi assaltatori dell'ambasciata di Cuba in Venezuela, ubicata nel municipio Baruta di cui era sindaco. Fu arrestato con l'accusa di aver violato le convenzioni internazionali sul personale diplomatico dal Pubblico Ministero Danilo Anderson che, due anni dopo, mentre conduceva le indagini, fu assassinato con un'auto bomba. Assolto nel 2006 dopo un processo lungo e complesso, rimangono forti dubbi sulle sue reali responsabilità. Sostenuto soprattutto dal mondo imprenditoriale, avrebbe ricevuto gran parte dei finanziamenti per la campagna elettorale dai fratelli banchieri Castillo Bozo, entrambi latitanti sui quali pende un mandato di cattura internazionale dell'Interpol (avviso rosso) per frode bancaria.

Pablo Perez. Avvocato quarantaduenne, con il palato fino per il buon rum, attuale governatore del ricco stato petrolifero Zulia è il grande rivale di Radonski per la vittoria delle primarie. Delfino del latitante Manuel Rosales, è uno degli esponenti di spicco di Un Nuevo Tiempo, il partito sedicente di centro-sinistra, ma di fatto di estrema destra, fondato da quest'ultimo. Volto “nuovo” della decrepita casta politica bipartitica (Accion Democratica e COPEI) quarto-repubblicana che, grazie al cosiddetto Patto di Punto Fijo, ha governato ininterrottamente per 40 anni con pratiche spudoratamente cleptocratiche uno dei paesi più ricchi del mondo, conducendolo alla bancarotta ed alla fame. Contestato da migliaia di lavoratori e pensionati dello stato Zulia cui non vengono pagati stipendi e pensioni da mesi, è accusato di aver impiegato i fondi stanziati per i pagamenti dal governo centrale per una campagna elettorale il cui unico contenuto tangibile è lo spauracchio della criminalità ripetuto fino alla nausea. 

Maria Corina Machado. Ingegnere quarantacinquenne appassionata di boutique di lusso e cure di bellezza, figlia di due potentissime famiglie dell'oligarchia venezuelana, (settore siderurgico) è l'outsider delle primarie. Avrebbe dovuto scontare più di 10 anni di carcere per aver firmato il Decreto Carmona che dissolse tutte le istituzioni democratiche del paese durante il golpe contro Chavez dell'aprile 2002, invece, poco dopo il golpe, fondò la ONG Sumate, attraverso la quale ricevette e continua a ricevere finanziamenti da parte della National Endowement for Democracy (NED), dell' Unitad States Agency for International Development (USAID) e del National Democratic Institute for International Affairs (NDI). È tanto sprovveduta da avere il coraggio di proporre il “capitalismo popolare” in una fase storica in cui le popolazioni europee pagano amaramente i conti del fallimento strutturale di politiche economiche neoliberali, per di più ad una nazione che prevalentemente ignora chi sia Margaret Thatcher, se non altro per ragioni anagrafiche. Ricordare che Maria Corina fu ricevuta dal presidente George W. Bush nello Studio Ovale della Casa Bianca il 31 maggio 2005 (nonostante non ricoprisse alcun ruolo istituzionale), aiuta a capire quanto intime siano le sue relazioni con le sfere di potere più conservatrici degli Stati Uniti...

Chiudono la lista due attempati attori non protagonisti: Diego Arria e Pablo Medina. Il primo, settantatreenne, politico di vecchio stampo, coinvolto a più riprese in gravi scandali per corruzione durante vari governi della Quarta Repubblica, ha attirato l'attenzione soprattutto con una boutade: il 21 novembre ha annunciato di aver denunciato Chavez di fronte alla Corte Penale Internazionale per crimini contro l'umanità. Il secondo, sessantaquattrene, ex operaio siderurgico, ex comunista, ex chavista, ex senatore, ha fatto parlare di sé principalmente per l'iniziale esclusione dalle primarie a causa della mancanza di fondi. I due scagliano da settimane feroci anatemi contro Chavez ed il suo governo, senza peraltro fornire argomentazioni politiche degne di un qualche pur minimo interesse.

Lo scenario è quantomai desolante: dietro un barocco esercizio di stile democratico in chiave “gringa” si cela un vuoto assordante di programmi e contenuti politici. Se da un lato lo stato di salute di Chavez è decisamente migliorato e la sua leadership politica è sempre più ampia e puntellata da innumerevoli evidenti successi, dall'altro l'opposizione, dietro i vacui proclami di rito, si mostra, tra un attacco di cattivo gusto ed un colpo basso, troppo arrivista per non essere già divisa al suo interno da fratture insanabili; troppo impreparata per riuscire a delineare un orizzonte politico che non sia il puro e semplice ritorno a quello status quo iperneoliberista pre-chavista che aveva fatto sprofondare il paese in un abisso senza fondo; troppo corrotta per riuscire ad interpretare le esigenze di rappresentanza di quella minoranza della popolazione venezuelana i cui interessi non si rispecchiano nella rivoluzione bolivariana.

Se questo è il potenziale di cui dispone l'opposizione, il redivivo Chavez può dormire sonni tranquilli. Non saranno le elezioni del 7 ottobre a mettere fine alla “revolucion bonita”.