lunedì 13 febbraio 2012

Il successo delle primarie dell'opposizione venezuelana: illusionisti principianti allo sbaraglio

La storia è piena di inganni. Ma a volte gli illusionisti sono maldestri, i loro trucchi grossolani e gli inganni manifesti...

Ieri si sono svolte le primarie dell'opposizione venezuelana. Henrique Capriles Radonski ha stravinto con il 63,9% dei voti. E vai con le carovane di SUV strombazzanti, con i sorrisi di circostanza e con i discorsi trionfalistici. Quasi tre milioni di votanti: un vero e proprio successo al di là delle più mirabolanti aspettative! È questa la matrice di opinione che dalle prime pagine dei quotidiani e dai telegiornali in prima serata resterà impressa sulla storia.
Tuttavia c'è soprattutto un aspetto formale di questa vicenda che non è passato inosservato: come mai i candidati ed i portavoce dell'opposizione, abituati a disconoscere puntualmente e perentoriamente la legittimità del potere elettorale rappresentato dal CNE (Consejo Nacional Electoral), per la prima volta in 13 anni di governo Chavez, si sono prodigati in reiterati sproloqui sull'efficienza di quest'ultimo?
Il CNE è uno dei cinque poteri indipendenti della Repubblica Bolivariana del Venezuela. È garante di tutti i processi elettorali che si svolgono all'interno del paese. Quindi anche delle primarie. In seguito a tutte le manifestazioni elettorali svolte in Venezuela da quando Chavez è presidente, i candidati dell'opposizione hanno regolarmente contestato la legittimità del CNE e gridato a brogli, manipolazioni e frodi elettorali. Tra i contestatori più ferventi del CNE si annovera di diritto la “precandidata” Maria Corina Machado, la quale - ironia della sorte - vanta il lusinghiero record di essere stata la deputata eletta con il maggior numero di consensi (235.259) in tutta la storia del Venezuela...
Purtroppo per gli oppositori, il CNE utilizza un sistema totalmente automatizzato mediante macchine elettroniche SAES (Smartmatic Automated Election Systems) che risulta essere, a detta di tutti gli osservatori internazionali, tanto innovativo, affidabile e trasparente da essere considerato uno dei migliori (se non il migliore in assoluto) al mondo!
In occasione delle primarie, la Mesa de la Unidad Democratica (MUD), il blocco di opposizione della destra conservatrice, ultraliberista e filostatunitense (ribattezzato ironicamente Mesa de la Ultra Derecha dai sostenitori di Chavez), ha fatto richiesta al CNE di 7691 macchine da distribuire nei 3.707 seggi. La media per ogni operazione di voto è di circa 3 minuti. I seggi sono rimasti aperti dalle 8 alle 17 di ieri, vale a dire 9 ore. Facendo un rapido calcolo ci si rende facilmente conto che il numero massimo di potenziali votanti è 1.384.380 (9x60/3x7691).
Il che risulta essere perfettamente in linea con quanto dichiarato il 13 gennaio da Henry Ramos Allup, esponente di spicco dell'opposizione, segretario generale di Acción Democratica (uno dei partiti storici della Quarta Repubblica, oggi nella MUD), il quale aveva previsto che il limite massimo raggiungibile fosse di un milione e mezzo di votanti.
Come spiegare quindi i 2.827.040 voti di ieri?
Cerchiamo di formulare un'ipotesi. Le previsioni al ribasso di Ramos Allup avevano suscitato il timore che le primarie si trasformassero in un severo autogol politico. Ciò perché, a fronte di un corpo elettorale pari a circa 19 milioni di votanti ed in un contesto così polarizzato com'è quello venezuelano, un afflusso inferiore al 10% avrebbe avuto l'effetto contrario di fiaccare il morale dell'elettorato di un'opposizione peraltro già sbandata e massacrata da feroci lotte intestine, spianando ulteriormente la strada alla rielezione del favoritissimo Chavez. Di fronte a questo rischio, si è cominciato a vociferare del possibile annullamento delle primarie e dell'eventualità di designare il candidato “per consenso”. Ipotesi che non si è concretizzata a causa delle insanabili fratture all'interno di un'opposizione tenuta insieme solo da due fattori comuni: la volontà, tipica di tutte le oligarchie del mondo, di riprendersi l'unico potere di cui, di fatto, in questo momento è esautorata, quello politico; la condivisione di una fobia psicotica, quella di Hugo Chavez.
Dev'essere a questo punto della storia che a qualcuno è venuto in mente il piano B: truccare i numeri. Niente di difficile, se si considera che il CNE ha si fornito il supporto logistico, ma non è intervenuto nella verifica della regolarità del processo di voto. Ciò dal momento che la MUD ha avanzato al CNE due pretese piuttosto insolite (ufficialmente per evitare la diffusione dell'identità dei partecipanti alle primarie): 1. che a differenza delle elezioni con carattere istituzionale i votanti non fossero soggetti all'obbligo di essere identificati; 2. che i registri elettorali non fossero accessibili e venissero distrutti 48 ore dopo la fine delle votazioni (domani). Perciò nessuno potrà mai sapere se un solo votante ha prodotto una o cinque schede elettorali... Ed ecco spiegato il significato strategico delle tanto inattese quanto ostentate dichiarazioni di profondo rispetto istituzionale nei confronti del CNE da parte di un'opposizione golpista, complottista, e che non perde occasione per demonizzare il governo di Chavez: legittimare il garante delle operazioni elettorali significa legittimarne anche i risultati, veri o inverosimili che siano!
Peccato che gli esponenti dell'opposizione siano tanto maldestri che a nessuno sia venuto in mente di richiedere al CNE ulteriori macchine elettorali. Peccato che sottovalutino le capacità di un popolo che sa leggere, scrivere e... contare. Il goffo illusionismo è stato tempestivamente svelato e la carnevalesca opposizione venezuelana ha perso un'altra buona occasione per dissimulare quanto basso sia il proprio profilo non solo politico, ma persino intellettivo.

domenica 12 febbraio 2012

La resurrezione di Chavez ed il suicidio politico dell'opposizione venezuelana


Chavez sta bene. Gli sono ricresciuti i capelli. E' entrato definitivamente nella storia ospitando il summit fondativo della Celac (Comunidad de Estados Latino Americanos y del Caribe) in una Caracas festante il 2 e 3 dicembre 2011. Ha parlato ininterrottamente per più di 9 ore il 13 gennaio 2012 in occasione del “Memoria y cuenta” 2011, il resoconto annuale sull'operato del governo. Ha ricominciato il suo popolarissimo programma televisivo domenicale “Alò Presidente”. Ha presieduto le grandi celebrazioni del ventesimo anniversario dell'insurrezione civico-militare del 4 febbraio 1992.
Le recenti indagini sull'intenzione di voto alle presidenziali del 7 ottobre 2012 lo danno come super favorito con il 50-57%, mentre il suo governo gode di un indice di approvazione tra il 60% ed il 67%. Niente male per un presunto malato terminale con una prospettiva di vita di pochi mesi!
I suoi oppositori celebrano oggi il proprio suicidio politico, in occasione delle primarie. La cronaca è quella di una morte annunciata da un punto di vista tanto quantitativo, quanto qualitativo.

Nel 2006 Chavez fu rieletto con più di 7,3 milioni di voti (62,84%), su quasi 16 milioni di aventi diritto. Lo sfidante Manuel Rosales (in esilio in Perù dal 2009 per sfuggire al mandato di cattura internazionale emesso dall’Interpol per decine di accuse di corruzione) ottenne 4,3 di voti (36,90%). Il Consiglio Nazionale Elettorale venezuelano ha chiuso il 2011 con 18,3 milioni di iscritti e da qui al 7 ottobre 2012 è facile prevedere che si raggiunga quota 19 milioni.
L'opposizione afferma che un afflusso di 2 milioni di votanti alle primarie rappresenterebbe già un buon risultato. Con una quota di minimo 7 milioni di voti da ottenere per sperare di vincere le elezioni presidenziali, tale obiettivo dichiarato di afflusso alle primarie sembra più che altro un tentativo di limitare i danni di una figuraccia quasi certa. Ma ciò che è peggio è che il rischio reale è che non si raggiunga neppure il milione e mezzo di votanti. Non è un caso, con queste premesse, se fino all'ultimo si è vociferato del possibile annullamento delle primarie e della scelta del candidato dell'opposizione per “consenso”...
Ma chi sono i candidati alle primarie dell'opposizione o “preperdenti” (premajunches) come sono stati ribattezzati ironicamente dai sostenitori di Chavez?

Henrique Capriles Radonski. Avvocato, non ancora quarantenne, cappello da baseball incollato in testa, rampollo di una delle famiglie più potenti del Venezuela (proprietaria di catene di cinema e di mezzi di comunicazione), è il gran favorito delle primarie. Nel 2000 fondò, grazie ai finanziamenti ed alla consulenza della National Endowement for Democracy (NED) e del International Republican Institute (IRI) il partito politico ultraconservatore Primero Justicia insieme all'ex amico Leopoldo Lopez. Quest'ultimo, nonostante sia inabilitato a ricoprire incarichi pubblici per aver incassato fondi illegali quando era sindaco di Chacao, inizialmente si era lanciato nell'avventura delle primarie, salvo poi decidere di ritirarsi, a pochi giorni dalle elezioni, per appoggiare Radonski e diventare responsabile della sua campagna elettorale. Già sindaco del municipio Baruta per due mandati (2000-2008), ed attuale governatore dello stato Miranda, Radonski è invischiato in vari scandali per aver concluso contratti milionari con aziende di proprietà di familiari ed amici. Durante il colpo di stato dell'aprile 2002, si distinse per essere uno dei più facinorosi assaltatori dell'ambasciata di Cuba in Venezuela, ubicata nel municipio Baruta di cui era sindaco. Fu arrestato con l'accusa di aver violato le convenzioni internazionali sul personale diplomatico dal Pubblico Ministero Danilo Anderson che, due anni dopo, mentre conduceva le indagini, fu assassinato con un'auto bomba. Assolto nel 2006 dopo un processo lungo e complesso, rimangono forti dubbi sulle sue reali responsabilità. Sostenuto soprattutto dal mondo imprenditoriale, avrebbe ricevuto gran parte dei finanziamenti per la campagna elettorale dai fratelli banchieri Castillo Bozo, entrambi latitanti sui quali pende un mandato di cattura internazionale dell'Interpol (avviso rosso) per frode bancaria.

Pablo Perez. Avvocato quarantaduenne, con il palato fino per il buon rum, attuale governatore del ricco stato petrolifero Zulia è il grande rivale di Radonski per la vittoria delle primarie. Delfino del latitante Manuel Rosales, è uno degli esponenti di spicco di Un Nuevo Tiempo, il partito sedicente di centro-sinistra, ma di fatto di estrema destra, fondato da quest'ultimo. Volto “nuovo” della decrepita casta politica bipartitica (Accion Democratica e COPEI) quarto-repubblicana che, grazie al cosiddetto Patto di Punto Fijo, ha governato ininterrottamente per 40 anni con pratiche spudoratamente cleptocratiche uno dei paesi più ricchi del mondo, conducendolo alla bancarotta ed alla fame. Contestato da migliaia di lavoratori e pensionati dello stato Zulia cui non vengono pagati stipendi e pensioni da mesi, è accusato di aver impiegato i fondi stanziati per i pagamenti dal governo centrale per una campagna elettorale il cui unico contenuto tangibile è lo spauracchio della criminalità ripetuto fino alla nausea. 

Maria Corina Machado. Ingegnere quarantacinquenne appassionata di boutique di lusso e cure di bellezza, figlia di due potentissime famiglie dell'oligarchia venezuelana, (settore siderurgico) è l'outsider delle primarie. Avrebbe dovuto scontare più di 10 anni di carcere per aver firmato il Decreto Carmona che dissolse tutte le istituzioni democratiche del paese durante il golpe contro Chavez dell'aprile 2002, invece, poco dopo il golpe, fondò la ONG Sumate, attraverso la quale ricevette e continua a ricevere finanziamenti da parte della National Endowement for Democracy (NED), dell' Unitad States Agency for International Development (USAID) e del National Democratic Institute for International Affairs (NDI). È tanto sprovveduta da avere il coraggio di proporre il “capitalismo popolare” in una fase storica in cui le popolazioni europee pagano amaramente i conti del fallimento strutturale di politiche economiche neoliberali, per di più ad una nazione che prevalentemente ignora chi sia Margaret Thatcher, se non altro per ragioni anagrafiche. Ricordare che Maria Corina fu ricevuta dal presidente George W. Bush nello Studio Ovale della Casa Bianca il 31 maggio 2005 (nonostante non ricoprisse alcun ruolo istituzionale), aiuta a capire quanto intime siano le sue relazioni con le sfere di potere più conservatrici degli Stati Uniti...

Chiudono la lista due attempati attori non protagonisti: Diego Arria e Pablo Medina. Il primo, settantatreenne, politico di vecchio stampo, coinvolto a più riprese in gravi scandali per corruzione durante vari governi della Quarta Repubblica, ha attirato l'attenzione soprattutto con una boutade: il 21 novembre ha annunciato di aver denunciato Chavez di fronte alla Corte Penale Internazionale per crimini contro l'umanità. Il secondo, sessantaquattrene, ex operaio siderurgico, ex comunista, ex chavista, ex senatore, ha fatto parlare di sé principalmente per l'iniziale esclusione dalle primarie a causa della mancanza di fondi. I due scagliano da settimane feroci anatemi contro Chavez ed il suo governo, senza peraltro fornire argomentazioni politiche degne di un qualche pur minimo interesse.

Lo scenario è quantomai desolante: dietro un barocco esercizio di stile democratico in chiave “gringa” si cela un vuoto assordante di programmi e contenuti politici. Se da un lato lo stato di salute di Chavez è decisamente migliorato e la sua leadership politica è sempre più ampia e puntellata da innumerevoli evidenti successi, dall'altro l'opposizione, dietro i vacui proclami di rito, si mostra, tra un attacco di cattivo gusto ed un colpo basso, troppo arrivista per non essere già divisa al suo interno da fratture insanabili; troppo impreparata per riuscire a delineare un orizzonte politico che non sia il puro e semplice ritorno a quello status quo iperneoliberista pre-chavista che aveva fatto sprofondare il paese in un abisso senza fondo; troppo corrotta per riuscire ad interpretare le esigenze di rappresentanza di quella minoranza della popolazione venezuelana i cui interessi non si rispecchiano nella rivoluzione bolivariana.

Se questo è il potenziale di cui dispone l'opposizione, il redivivo Chavez può dormire sonni tranquilli. Non saranno le elezioni del 7 ottobre a mettere fine alla “revolucion bonita”.

martedì 1 novembre 2011

“Chavez sta per morire”: come si produce e si diffonde una matrice di opinione su scala globale


Il “caso Navarrete” (vedi nostro articolo del 24.10.2011 Perle di disinformazione di massa: la "notizia" della malattia di Chavez ) ha assunto grande rilievo in Venezuela da ormai due settimane e sta facendo il giro del mondo. Tuttavia le radici dell'operazione mediatica sono da ricercarsi all'inizio della vicenda della malattia di Chavez. Ripercorriamo brevemente le tappe salienti:

10.06.2011 - Il Presidente Chavez si trova a Cuba per una visita diplomatica. E' ricoverato d'urgenza per un ascesso pelvico.
11.06.2011 – Chavez si sottopone ad un intervento chirurgico per la riduzione dell'ascesso.
30.06.2011 – Chavez annuncia di avere un tumore e di essersi sottoposto ad un secondo intervento chirurgico per asportarlo.
13.07.2011 – Chavez chiarisce che gli è stato estratto un tumore della taglia di una palla da baseball e che ha appena concluso il secondo ciclo di chemioterapia.
02.09.2011 – Chavez annuncia di aver terminato il terzo ciclo di chemioterapia.
22.09.2011 – Chavez annuncia di aver terminato il quarto ciclo di chemioterapia.
22.10.2011 – I medici di Chavez annunciano che “l'evoluzione clinica [del cancro di Chavez] è assolutamente soddisfacente e il pronostico ottimo”.

Al di là delle dichiarazioni ufficiali, dall'inizio della malattia si è imposta nei media di tutto il mondo la matrice d'opinione: “Chavez sta per morire”.

Poniamoci alcune domande tanto semplici quanto fondamentali: chi, quando e perché.

  1. Quando è stata lanciata e da chi è stata ideata la campagna di (dis)informazione volta ad imporre su scala globale la matrice d'opinione “Chavez sta per morire”?

  1. Qual'è lo scopo della campagna di (dis)informazione volta ad imporre su scala globale la matrice d'opinione “Chavez sta per morire”?

Prima di iniziare la nostra analisi riportiamo la definizione del concetto di “matrice di opinione” proposta dal professor Oscar González:
Per generare una matrice di opinione è necessario comunicare in modo massivo, tutti i giorni e su tutti i quotidiani, stazioni radio e canali televisivi possibili, di una determinata comunità, un pensiero o un'idea specifica (poco importa che sia una semplice congettura o speculazione) con il tono e la forma adatti affinché le persone di tale comunità, a furia di essere bombardate in modo incessante dai mezzi di comunicazione, credano profondamente in essa, fino al punto di non chiedersi nemmeno se sia vera o meno. In poche parole, come dice il proverbio popolare: “Una bugia detta mille volte, si trasforma in verità”.

Iniziamo la nostra analisi dell'uso delle “notizie” partendo dalle “informazioni” apparse dopo le esternazioni del Dr. Navarrete sulla salute di Chavez sugli “organi di informazione” italiani.

Agorà Magazine (quotidiano on line)
21 ottobre 2011
[...] Oggi l’agenzia EFE, informa che il medico venezuelano, Salvador Navarrete che ha diagnosticato che l’aspettativa di vita del presidente Hugo Chavez è di due anni a causa di un tumore "molto aggressivo", è "costretto a lasciare il Venezuela" in "fretta" insieme alla sua famiglia. In una lettera pubblicata Venerdì dal quotidiano di Caracas TalCual, Navarrete, che non ha rivelato dove si trovasse, ha confermato la sua diagnosi, ma ha dichiarato che è "presunta" e che il settimanale messicano, che ha pubblicato Domenica scorsa la notizia ripresa dai media del mondo contiene "un innumerevole numero di errori e speculazioni ". [...]
(http://www.agoramagazine.it/agora/spip.php?article21168&lang=it)

Nota sulla fonte dell'”informazione”:
Agorà Magazine è un quotidiano on line fondato nel 2007 e diretto da Umberto Calabrese e Nunzia Auletta. Entrambi vivono e lavorano tra Roma e Caracas, dove si trovano le due redazioni, del quotidiano.  

Umberto Calabrese è un architetto di origine catanese. Di scuola democristiana, ha fatto una breve apparizione nel panorama politico italiano in veste di fondatore e segretario onorario del partito “La mia Italia”, partito dallo scarso impatto e dalla difficile collocazione politica: “né a destra, né a sinistra,né al centro” (intervista all'emittente televisiva pugliese Studio 100 del 18.10.2008). Candidato sindaco alle elezioni comunali di Roma del 2008 fu il candidato meno votato tra i 14 presenti (1.214 preferenze). Ecco i punti salienti del suo illuminante programma politico: “Nei primi cento giorni convocherò i costruttori romani per avere delle case per affitto, primo punto. Secondo punto: la raccolta differenziata. Roma ha bisogno di una vera e reale raccolta differenziata” (intervista al TG1 del 08.04.2008).
Nunzia Auletta è politologa e docente di Commercio strategico, Commercio internazionale, Lancio di prodotti, Comportamento del consumatore e Internet Marketing presso la scuola di commercio IESA di Caracas. Il suo pensiero si può riassumere con il titolo di un suo articolo pubblicato sul blog della scuola (blog di stampo violentemente antichavista): la rivoluzione è fare impresa (la revolución es emprender).
Agorà Magazine si autodefinisce “una piazza aperta per il dibattito ed il confronto di tutti i punti di vista. Un luogo per incontrarsi e condividere idee ed interessi, che offre una vetrina unica per tutti coloro che non trovano spazio per la loro produzione intellettuale e creativa”. Peccato che la piazza della redazione venezuelana sia aperta solo ad articoli provenienti da “organi di informazione” apertamente schierati contro Chavez ed il suo governo...

La notizia è stata riportata il giorno successivo dal TGCOM e dal Giornale:

TGCOM
Venezuela, in fuga il medico di Hugo Chavez
22.10.2011 11:19 - Ha lasciato il Venezuela Salvador Navarrete, il medico che ha dato al presidente del Venezuela Hugo Chavez due anni di vita per il tumore che da giugno lo costringe a sottoporsi a trattamenti di chemioterapia. Sembra infatti che, dopo le sue dichiarazioni alla stampa sulla salute di Chavez, la polizia abbia fatto visita al suo studio. Poi il medico ha deciso di lasciare il Paese
temendo per la sua vita. La fuga del medico dopo la perquisizione del suo studio è stata riferita dalla
Bbc. Ex chirurgo personale di Chavez, Navarrete aveva rilasciato lunedì un'intervista al giornale messicano "Milenio Semanal" in cui ha sostenuto che le condizioni di salute di Chavez sono peggiori rispetto a quanto il presidente ammetta pubblicamente. Navarrete ha definito la prognosi "non buona", aggiungendo: "Quando dico questo, voglio dire che non ha più di due anni di
vita". Secondo il chirurgo, Chavez avrebbe un sarcoma pelvico. Giovedì il presidente è rientrato in Venezuela dopo essersi sottoposto a nuovi controlli a Cura, dopo aver terminato a settembre
un ciclo di quattro trattamenti di chemioterapia, tre a Cuba e uno a Caracas. Navarrete è stato il chirurgo personale di Chavez dal 2002 fino all'inizio del 2011, quando Chavez ha deciso di rivolgersi solo a medici cubani.
(http://www.tgcom.mediaset.it/mondo/articoli/1025443/venezuela-in-fuga-il-medico-di-hugo-chavez.shtml)

Una breve osservazione: il TgCom riporta l'”informazione” assolutamente falsa, (già riportata dal Giornale il 18 ottobre 2011) secondo la quale “Navarrete è stato il chirurgo personale di Chavez dal 2002 fino all'inizio del 2011, quando Chavez ha deciso di rivolgersi solo a medici cubani”. Tale dettaglio ha come effetto, evidentemente, quello di dare maggiore credibilità alla fonte della “notizia”.

Il Giornale
Medico dà 2 anni di vita a Chavez: cacciato dal Venezuela
di Roberto Fabbri

I servizi segreti contattano l'ex dottore della famiglia del presidente, che vive in Venezuela: aveva diagnosticato a distanza una forma di tumore incurabile e la sua prossima fine

Il medico Salvador Navarrete che, il 17 ottobre scorso, aveva detto che a causa del cancro che lo ha colpito, il presidente Hugo Chavez «ha una aspettativa di vita di due anni», si è visto «obbligato» ad abbandonare «in modo repentino» il Venezuela insieme con la famiglia. Lo ha fatto sapere lui stesso in una lettera pubblicata oggi dal settimanale quotidiano «Tal Cual», abitualmente antigovernativo, confermando la sua diagnosi, ma chiarendo che era una previsione. «Non sono un traditore della Patria», ha specificato il medico, che non ha detto dove si trova attualmente. Navarrete ha però confermato le versioni dei media, secondo i quali, dopo l'intervista concessa al settimanale messicano «Milenio», in cui ha sostenuto che, come ex medico della famiglia Chavez e da informazioni raccolte tra suoi membri, il presidente potrebbe morire nel giro di un paio d'anni, è stato contattato dal capo dei servizi segreti (Sebin), Josè Alvarez Tineo. [...]
(http://www.ilgiornale.it/esteri/medico_2_anni_vita_chavez_cacciato_venezuela/terzo_mondo-attualit-venezuela_chavez/22-10-2011/articolo-id=553057-page=0-comments=1)

Cerchiamo di risalire alle fonti e leggiamo i passaggi salienti della lettera aperta del Dr. Navarrete, pubblicata dal quotidiano Tal Cual il 21 ottobre:

[...] Mi preoccupa che il presidente ed il suo entourage politico non conoscano l'ampiezza della sua malattia, dal momento che è stata gestita con un totale ermetismo. Le conseguenze di un epilogo fatale e l'importanza di informare tanto la sua organizzazione, quanto i gruppi che lo appoggiano, oltre che i gruppi politici che lo contestano, sono state le ragioni che mi hanno condotto ad abbordare questo delicato tema.
[...] Che succederebbe se venisse a mancare in questo momento senza che tutti gli attori politici siano pronti ad occuparsi del paese, per salvaguardare i cambiamenti, per riscattare il sociale, per preservare gli aspetti positivi di questa rivoluzione? Mi rendo conto che ho utilizzato degli epiteti che si prestano a violente critiche, ci ho pensato a lungo prima di raccontare alcune cose, che sono state gestite malissimo dal giornalista Víctor García Flores, che,con la scusa di un libro sui capi di stato latinoamericani al potere che starebbe scrivendo, ha abusato della fiducia accordata.
[...] Ho anche pregato il giornalista di correggere l'intervista e gli ho chiesto di cancellare molte delle cose che avevo detto perché erano decontestualizzate. Le mie richieste però non sono state pienamente soddisfatte e sono rimasti alcuni passaggi che possono essere interpretati in modo erroneo e che hanno alterato gran parte del suo contenuto.
[...] Sono pronto a comparire di fronte alle autorità, ma con la certezza che gli elementi saranno valutati in modo corretto. Al colonnello José Alvarez Tineo, porgo le mie sincere scuse per non aver potuto tener fede alla promessa fatta il giorno del nostro incontro, dal momento che gli avvenimenti successivi mi hanno obbligato a lasciare il paese con la mia famiglia in modo repentino, il che non era voluto né pianificato.
Ai miei amici reitero tutto il mio affetto, rispetto e partecipazione alla lotta.
(http://www.talcualdigital.com/nota/visor.aspx?id=60531, traduzione nostra)

Nota sulla fonte dell'”informazione”:

Tal Cual è un quotidiano fondato nel 2000 e diretto da Teodoro Petkoff, uno dei più pervicaci oppositori di Chavez. La figura di Teodoro Petkoff è indiscutibilmente una delle figure più squallide, volgari, torbide e contraddittorie della scena politica venezuelana. La sua biografia è degna di nota e ci aiuta a capire meglio lo scacchiere politico venezuelano.

Settantanove anni, figlio di emigranti, laureato in economia, fu uno dei leader dei movimenti studenteschi che si opponevano al dittatore Marcos Pérez Jiménez. Tesserato del PCV (Partito Comunista Venezuelano), fece parte della guerriglia contro il secondo governo di Rómulo Betancourt. Fu catturato ed imprigionato varie volte, ma riuscì sempre a salvarsi dalle rappresaglie e ad evadere in situazioni sempre poco chiare, il che rafforza le ipotesi, tutt'altro che infondate, di legami con la CIA . Fu accusato, tra l'altro, da molti ex guerriglieri di tradimento. Abbandonata la guerriglia ed il PCV, nel 1971 fondò il MAS (Movimento per il Socialismo) tra le fila del quale fu eletto più volte come deputato. Durante questi anni si avvicinò sempre di più all'orizzonte neoliberista.
L'apogeo politico di Teodoro Petkoff coincise con il secondo governo del presidente Rafael Caldera (1993-1998) durante il quale lasciò il segno quale peggior Ministro della Pianificazione (Cordiplan) di tutti i tempi. Egli si incaricò dello sviluppo del programma economico ultraliberalista “Agenda Venezuela”, proposto, promosso e finanziato dall'FMI. Ecco le misure salienti previste dal programma: aumento del prezzo della benzina del 800%, svalutazione della moneta del 100%, aumento generalizzato delle imposte, liberalizzazione dei tassi di interesse, privatizzazione delle aziende pubbliche, eliminazione del sistema previdenziale ed assistenziale statale.
I risultati furono a dir poco catastrofici: l'inflazione e la disoccupazione raggiunsero i livelli più alti in tutta la storia del Venezuela, rispettivamente 103,2% e 12,4%, mentre il livello di povertà della popolazione raggiunse il 70%. Il disastro provocato dal ministro Petkoff ha lasciato segni indelebili sull'economia venezuelana, di cui ancora oggi si pagano le conseguenze, e spalancò le porte alla vittoria elettorale di Chavez.
Poco dopo essere stato nominato Ministro, Teodoro Petkoff costituì insieme al fratello Luben la società di trading Inversiones Foktep, società poi coinvolta in gravi scandali di contrabbando e riciclaggio di denaro nero proveniente dal narcotraffico. Teodoro Petkoff fu coinvolto, poi, in vari altri scandali che vanno dalla truffa ai danni dello stato all'evasione fiscale, dalla frode alla nomina di amici e parenti in cariche istituzionali e perfinio all'omicidio colposo. Tutte le inchieste relative ai presunti reati furono puntualmente insabbiate...
Nel 1998 abbandonò il MAS in seguito alla decisione del partito di appoggiare la candidatura di Hugo Chavez e si diede al giornalismo in veste di direttore del quotidiano El Mundo, fino al 2000, anno in cui fondò un proprio quotidiano per poter inveire in modo più perentorio e sistematico contro Chavez e la rivoluzione bolivariana.
Candidato due volte alla carica di presidente, nel 1983 e nel 1988, nonostante le campagne di stampo decisamente populista, ottenne dei magrissimi risultati, rispettivamente il 4,17% ed il 2,71%. Nel 2006, non trovando gli appoggi sperati, rinunciò alla candidatura e sostenne il candidato dell'opposizione Manuel Rosales (firmatario del decreto di proclamazione del governo golpista dell'11 aprile del 2002 in qualità di governatore dello Stato Zulia, attualmente imputato per corruzione e contumace per essere scappato in Perù prima dell'udienza preliminare).
Da più di 10 anni il quotidiano Tal Cual lancia ogni giorno attacchi durissimi quanto infondati e non argomentati al presidente Chavez ed al suo governo.
Non è difficile capire come mai Teodoro Petkoff abbia deciso di veicolare il messaggio del Dr. Navarrete. Tanto più che quest'ultimo è risultato essere “il dottore che sta curando Teodoro Petkoff che soffre di un tumore al polmone” ( Mario Silva, trasmissione La hojilla del 24.10.2011).
Poniamoci, a questo punto, alcune domande sulla lettera del Dr. Navarrete :

  1. Come può affermare il Dr. Navarrete che” il presidente ed il suo entourage politico non conoscano l'ampiezza della sua malattia”, mentre lui invece la conoscerebbe, pur non avendo visto Chavez, per sua ammissione, da più di 9 anni?
  2. Come mai il Dr. Navarrete stesso accusa di manipolazione il giornalista Víctor García Flores? I nostri sospetti sull'integrità etica e deontologica dell'autore dell'intervista, evidentemente erano ben fondati...
  3. Perché il Dr. Navarrete, che fa credere di essere costretto alla fuga, di fronte a chissà quali rischi, specifica di essere “obbligato a lasciare il paese con la mia famiglia in modo repentino, il che non era voluto né pianificato”? Forse perché, in realtà, la sua famiglia vive già da tempo in Spagna e da tempo esercita pressioni su di lui perché li raggiunga? Excusatio non petita, accusatio manifesta...

Le illazioni del Dr. Navarrete sono state peraltro seccamente smentite da un comunicato ufficiale rilasciato dai medici del presidente Cahvez il giorno seguente. Nel comunicato si afferma:

Il Dr. Salvador Navarrete non è mai stato medico curante del presidente Hugo Chavez [...] né di alcun membro della sua famiglia. Solo in un paio di occasioni ha preso parte a dei colloqui informali, di non più di venti minuti, tra il Presidente ed un gruppo di medici, durante i quali non è stato effettuato nessun esame medico. [...] La aperta violazione del codice deontologico da parte di questo collega, il quale svela pubblicamente degli elementi di una presunta storia medica che egli ignora totalmente costituisce un atto di inammissibile irresponsabilità. [...] Il Presidente Hugo Rafael Chavez Frías, dal punto di vista oncologico ha ricevuto una diagnosi ed un trattamento tempestivi ed efficaci. L'evoluzione clinica è assolutamente soddisfacente e il pronostico ottimo.
(http://www.correodelorinoco.gob.ve/impacto/medicos-presidentechavez-aclaran-que-navarrete-nunca-fue-tratante-dignatario/, traduzione nostra)

Del comunicato, ovviamente, non c'è traccia sui media italiani. La matrice di opinione destinata a rimanere impressa nei destinatari della campagna di (dis)informazione è: “Chavez sta per morire”.

Cerchiamo quindi di rispondere alla prima domanda.

  1. Quando è stata lanciata e da chi è stata ideata la campagna di (dis)informazione volta ad imporre su scala globale la matrice d'opinione: “Chavez sta per morire”?

Per rispondere a tale domanda ci sarà d'aiuto un piccolo quotidiano in lingua spagnola (tiratura inferiore a 100.000 copie) edito a Miami: el Nuevo Herald della holding californiana dell'”informazione” McClatchy Company: 30 quotidiani distribuiti in 15 stati degli Stati Uniti, tiratura globale quasi 3 milioni di copie, fatturato annuo più di un miliardo di dollari. Il quotidiano è la versione spagnola del Miami Herald e veicola costantemente campagne ultraconservatrici di stampo spudoratamente maccartistico contro tutti i “nemici” degli Stati Uniti.
Il giornale è già finito nell'occhio del ciclone per la violazione delle norme sul conflitto di interessi nel 2009 quando 10 giornalisti sono stati oggetto di indagini interne e 3 giornalisti sono stati licenziati dopo essere stati travolti da uno scandalo per aver ricevuto pagamenti per decine di migliaia di dollari direttamente dal governo degli Stati Uniti per alimentare la propaganda anticubana. Dalle indagini è emerso, tra l'altro, che Carlos Alberto Montaner, un giornalista che continua tutt'oggi ad inveire contro Cuba e Venezuela, ha lavorato per la CIA. Egli fu coinvolto anche nel golpe contro Chavez dell'11 aprile 2002. Nel suo articolo apparso sempre sul Nuevo Herald del 25 settembre 2011 si legge:

I governi più attenti danno per certo che il presidente Hugo Chavez morirà a breve o medio termine. Il breve termine sono 18 mesi. Il medio, 48. La diagnosi più diffusa è che soffre di un grave cancro alla vescica. A breve sapremo se la chemioterapia effettuata avrà avuto effetto o se il cancro continua a degenerare irrimediabilmente. In ogni caso, di fronte all'incertezza, gli attori principali di questo dramma giocano la carta della morte e analizzano le sue migliori opzioni. Nessuno può concedersi il lusso di lasciarsi sorprendere”.
(http://www.elnuevoherald.com/2011/09/25/1030925/carlos-alberto-montaner-los-dilemas.html, traduzione nostra)

Grazie al lavoro costante e minuzioso del giornalista Antonio Maria Delgado, dall'inizio della malattia di Chavez il Nuevo Herald ha diffuso varie “informazioni” in esclusiva, tutte puntualmente veicolate dalle principali agenzie di stampa e copia-incollate con gran rilievo sensazionalistico dalla stampa di tutto il mondo. Tutte altrettanto puntualmente smentite dagli organi governativi e spesso dai fatti, senza che però le stesse agenzie ne dessero alcuna informazione:

25.06.2011 – Il presidente venezuelano Hugo Chavez, che si trova ricoverato in un ospedale de L'Avana, avrebbe un “quadro clinico critico” hanno affermato venerdì delle fonti di intelligence degli Stati Uniti.
(http://www.elnuevoherald.com/2011/06/25/967505/en-estado-critico-la-salud-de.html, traduzione nostra)

21.07.2011 – Il cancro che affligge il presidente venezuelano Hugo Chavez si trova in uno stadio piuttosto avanzato e i medici che lo curano pensano che abbia solo il 50 per cento di possibilità di sopravvivere per più di 18 mesi, ha affermato mercoledì l'ex ambasciatore degli Stati Uniti presso l'Organizzazione degli Stati Americani (OEA) Roger Noriega.
(http://www.elnuevoherald.com/2011/07/21/987394/noriegachavez-con-probabilidades.html, traduzione nostra)

21.09.2011 – La decisione del governo venezuelano di trasferire le riserve internazionali del Venezuela verso paesi amici suggerisce che Caracas “si sta preparando al peggio” di fronte al cancro sofferto dal presidente venezuelano Hugo Chavez, ha affermato l'ex ambasciatore degli Stati Uniti presso l'Organizzazione degli Stati Americani (OEA) Roger Noriega.
(http://www.elnuevoherald.com/2011/09/21/1029311/noriega-gobierno-venezolano-se.html, traduzione nostra)

29.09.2011 – Il presidente venezuelano Hugo Chavez è stato ricoverato d'urgenza nell'ospedale militare e i suoi medici hanno preso in considerazione mercoledì la possibilità di trasferirlo presso la clinica privata Hospital de Clínicas Caracas dove gli potranno essere dispensate delle cure più efficaci per i problemi di insufficienza renale, hanno affermato fonti vicine alla situazione.
[...] L'ex ambasciatore degli Stati Uniti presso l'Organizzazione degli Stati Americani (OEA) Roger Noriega ha affermato la scorsa settimana che il presidente venezuelano non sta reagendo bene al trattamento contro il cancro e che gli Stati Uniti dovrebbero contemplare uno scenario senza la presenza fisica del leader della rivoluzione bolivariana.
(http://www.elnuevoherald.com/2011/09/29/1034054/chavez-ingresado-de-emergencia.html, traduzione nostra)

Come si evince facilmente dagli estratti degli articoli di Antonio Maria Delgado, la “fonte” delle “informazioni” sullo stato di salute del presidente Chavez è l'ex ambasciatore degli Stati Uniti presso l'Organizzazione degli Stati Americani (OEA) Roger Noriega.

Nota sulla fonte dell'”informazione”:

Roger Noriega è un politico statunitense esperto di America Latina e Medio Oriente. Dal 1986 al 1990, in qualità di direttore della USAID (Agenzia degli Stati Uniti per lo Sviluppo Internazionale), ebbe un ruolo importante nella lotta contro il governo sandinista di Daniel Ortega in Nicaragua, occupandosi dei finanziamenti e della consulenza strategica all’opposizione nicaraguense.
Dal 1997 al 2001 fu uno dei sostenitori più accaniti della legge Helms-Burton (contestatissima, tar l'altro, dall’Unione Europea) con la quale è stato intensificato a tal punto l’embargo contro Cuba, da prevedere il ritiro del permesso di ingresso negli Stati Uniti a dirigenti e azionisti di imprese che hanno rapporti commerciali con Cuba.
Già collaboratore della CIA, Noriega fu promosso nel 2001 da George W. Bush al ruolo di ambasciatore degli Stati Uniti presso l'Organizzazione degli Stati Americani (OEA) con l'obiettivo di promuovere e preparare il golpe contro il presidente haitiano Jean-Bertrand Aristide del 2004. Durante il golpe contro Chavez dell'11 aprile del 2002 Noriega fu tra i primi a riconoscere la legittimità del governo golpista di Pedro Carmona. Si tarttò di un grave errore diplomatico, se è vero che, due giorni dopo, quando Chavez ritornò al potere, il Segretario di Stato Colin Powell si vide obbligato a prendere le distanze dall'ambasciatore.
Ciononostante, nel 2003 Noriega fu nominato Sottosegretario di Stato per gli Affari dell'Emisfero Occidentale (Canada, America Latina e Caraibi), incarico che ricoprì fino al 2005. Nel 2004, pochi giorni prima del referendum revocatorio contro Chavez, egli dichiarò candidamente che “gli Stati Uniti hanno investito moltissimi soldi in questo processo elettorale” (La Telaraña Imperial, Enciclopedia de Injerencia y Subversión, Centro Internacional Miranda ; Fundación Centro de Estudios Estratégicos, 2008).
Attualmente Noriega è coordinatore del programma per l'America Latina presso l'American Enterprise Institute, una società di consulenza privata che collabora strettamente col governo di Washington.
Noriega è stato coinvolto in vari scandali che lo hanno associato alla mafia del narcotraffico cubano-americana. Durante l'amministrazione di G.W. Bush gli è stato affidato il dossier del terrorista di estrema destra ed ex agente segreto della CIA Luis Posada Carriles. Egli, attraverso una serie di arditi escamotage giuridici è riuscito a farlo assolvere da una corte nominata interamente dal presidente G.W. Bush. Grazie al brillante lavoro di Noriega, Luis Posada Carriles, accusato di numerosi attentati tra cui l'attentato al volo 455 della Cubana de Aviacion in cui il 6 ottobre del 1976 morirono 73 persone (responsabilità confermata da documenti ufficiali dell'FBI), collaboratore, tra gli altri di Pinochet e Stefano Delle Chiaie, nell'ambito dell'organizzazione Gladio, attualmente vive in libertà a Miami, dove, nonostante l'età avanzata, dimostra perfino l'impudenza di partecipare a manifestazioni pubbliche anticastriste.

Ecco la risposta alla prima domanda: la campagna di (dis)informazione volta ad imporre su scala globale la matrice d'opinione “Chavez sta per morire” è partita prima ancora della dichiarazione ufficiale del tumore di Chavez, il 25 giugno 2011 e lo spin doctor della campagna è il “consulente” Roger Noriega!

E' interessante notare che il 29 settembre 2011, contemporaneamente all'articolo pubblicato sul Nuevo Herald da Antonio Maria Delgado che riportava le dichiarazioni di Noriega, sul sito di Fox News lo stesso Noriega pubblicava un “interessante” articolo di “analisi geopolitica”, che sembra essere un manifesto programmatico della massiva e violenta campagna di (dis)informazione contro Chavez ed il suo (legittimo) governo. Crediamo valga decisamente la pena di tradurlo e riportarlo per intero:

Gli Stati Uniti si devono preparare ad un mondo senza Hugo Chavez
Roger Noriega
29.09.2011 FoxNews.com

E' naturale che le voci sulla salute del dittatore venezuelano Hugo Chavez si rincorrano, visto il suo rifiuto di ammettere la verità sulla sue disperate condizioni di salute.
Anche se il metastatizzato Chavez dovesse vivere sufficientemente per essere rieletto nell'ottobre 2012, è improbabile che possa completare il mandato di 6 anni, e questo offre all'opposizione democratica unita, la migliore opportunità di sempre per riconquistare il potere. In ogni caso i decisionisti degli Stati Uniti devono mettere in moto una strategia politica che li prepari a ripulire i rifiuti tossici lasciati da 14 anni di attivismo antiamericano da parte di Chavez.
Probabilmente il desiderio di Chavez è lasciarsi alle spalle una nazione difficile da governare. I seguaci di Chavez sono stati addestrati alla lotta nei confronti dei paesi confinanti al fine di preservare le invisibili conquiste della rivoluzione. Le istituzioni democratiche e le forze armate sono state piegate al servizio del partito, non della nazione.
L'economia privata è stata sistematicamente smantellata ed il disastro economico è stato occultato grazie ai petroldollari ed ai prestiti a breve termine concessi dalla Cina. L'azienda petrolifera nazionalizzata è un gigante ferito, con le compagnie straniere che stanno facendo degli enormi profitti ai danni dell'azienda. Milioni di poveri Venezuelani sono totalmente dipendenti dai corrotti programmi governativi. Gli abitanti di Caracas sono stati costretti ad organizzare la propria vita rassegnandosi alla criminalità rampante.
Nonostante tutto i leader dell'opposizione democratica si stanno riunendo per sfidare Chavez e il mucchio di problemi generati dal suo malgoverno. La gente dimentica che l'opposizione ha ottenuto la maggioranza di voti alle elezioni parlamentari del 2010. Adesso l'opposizione è unita e le primarie di febbraio dovrebbero consolidare l'unità. Un candidato credibile che sia capace di rivolgersi all'ampia maggioranza della classe operaia avrà delle buone possibilità di ottenere molto presto la presidenza.
Queste forze democratiche non vogliono e non hanno bisogno di supporto dall'estero. Ma meritano la solidarietà internazionale. Gli amici del popolo Venezuelano devono riconoscere questo coraggioso movimento democratico, respingere ogni tentativo di repressione ed esigere che il risultato elettorale venga rispettato. Non vi dev'essere nessun atterraggio morbido per Chavez e la sua corrotta combriccola.
La buona notizia è la scelta di un'esperta diplomatica, Roberta Jacobson quale Sottosegretaria di Stato per gli Affari dell'Emisfero Occidentale. Dal momento che la Sig.ra Jacobson occupa già tale posto ad interim, si trova nella condizione di agire in modo effettivo anche prima della nomina ufficiale da parte del Senato per rispondere ad una lunga lista di importanti sfide.
Ogni sforzo di rilanciare la politica degli Stati Uniti deve partire dall'ammissione che l'atteggiamento passivo consistente nell'ignorare Chavez è fallito miseramente ed è stato interpretato come indifferenza o ignoranza che ha demoralizzato i nostri amici e incoraggiato gli altri. Col venir meno di Chavez è necessario disinnescare le minacce che lascerà in eredità ed approfittare delle opportunità create dal vuoto generato.
Dovremmo incominciare a rassicurare i nostri amici nella regione in merito alle nostre intenzioni di costruire dei partenariati finalizzati all'incremento della nostra reciproca ricchezza e sicurezza. Il primo passo della Casa Bianca può essere l'approvazione da parte del Congresso del trattato di libero commercio con quelli che furono i nostri migliori amici ed alleati in una regione che negli ultimi anni è stata trascurata.
Bisogna dare un segnale alla Cina in merito alla nostra preoccupazione sulla possibilità di essere soppiantati quali destinatari del petrolio venezuelano, soprattutto dal momento che alle compagnie statunitensi sono stati estorti gli investimenti nell'area. Dovremmo comunicare ai Russi la nostra preoccupazione in merito alla vendita di 9 miliardi di dollari di armi in stati a noi vicini, soprattutto dal momento che le armi russe vengono trasferite alla guerriglia colombiana, ai narcotrafficanti messicani ed ai terroristi mediorientali.
Dobbiamo implementare l'applicazione di misure legali vigorose per smantellare il narco-stato che Chavez ha messo in piedi per inondare il nostro paese di cocaina. I narco-generali di Chavez, la cui unica preoccupazione è restare fermamente attaccati al potere, dovrebbero essere processati qui o in un Venezuela nuovo.
L'alternativa al disinteresse non è il confronto. Dobbiamo iniziare a condividere con i nostri vicini informazioni che mostrino la pericolosa complicità del regime di Chavez con i narcotrafficanti, il supporto criminale del programma nucleare iraniano (e l'estrazione di uranio e di altri minerali strategici) e l'appoggio alla rete Hezbollah fuori e dentro dal Venezuela. Possiamo lavorare insieme ad i nostri alleati nella regione per ripulire questo disastro, ma non possiamo più ignorare queste minacce.
Sebbene dobbiamo cercare di non farci mai dei nemici, dovremmo avere il buon senso di riconoscere i nostri nemici, quando si presentano. Finora il Presidente Obama in America Latina ha adottato una politica coscienziosa orientata a calmare i nostri nemici ed ignorare i nostri amici. Come Chavez, questa politica al rovescio è acqua passata. E' una proposta semplice: dobbiamo lavorare premurosamente con i nostri amici ed occuparci dei nostri avversari efficacemente.
(http://www.foxnews.com/opinion/2011/09/29/us-must-prepare-for-world-without-hugo-chavez/, traduzione nostra)

Questo articolo meriterebbe di sicuro degli approfondimenti tali da non poter essere sviluppati adeguatamente in questa sede. Ci limitiamo, tuttavia, a segnalare alcune drammatiche distorsioni che servono a creare la matrice di opinione:

  1. E' naturale che le voci sulla salute del dittatore venezuelano Hugo Chavez si rincorrano, visto il suo rifiuto di ammettere la verità sulla sue disperate condizioni di salute”.

Chavez è un presidente legittimamente eletto e rieletto. Nonostante si abusi internazionalmente di tale epiteto infamante, a tutt'oggi, dopo quasi 13 anni di governo, non vi è nessuna argomentazione o prova valida a sostegno dell'accusa nei confronti di Chavez di essere un “dittatore”. Ogni eventuale smentita è più che benvenuta.
Le condizioni di salute di Chavez sembrerebbero tutt'altro che disperate e, in ogni caso è assurdo e grottesco che Roger Noriega si presenti quale depositario della “verità” sul suo stato di salute. Il “caso Navarrete” dovrebbe essere illuminante a tale riguardo...

  1. L'economia privata è stata sistematicamente smantellata ed il disastro economico è stato occultato.

Il 20 settembre 2011 (meno di dieci giorni prima della comparsa dell'articolo di Noriega su Fox News) l'FMI ha tagliato le previsioni di crescita sull'economia statunitense da 2,5% a 1,5% per il 2011 e da 2,7% a 1,8% per il 2012 (zona euro da 2% a 1,6% per il 2011 e da 1,7% a 1,1% per il 2012; Italia da +1% a +0,6% per il 2011 e da +1,3% a +0,3% per il 2012).
Per il Venezuela, invece le previsioni di crescita sono state riviste al rialzo da 1,8% a 2,8% per il 2011 e da 1,6% a 3,6% per il 2012.
In tempi di crisi globale, se l'economia venezuelana vive una situazione “disastrosa”, che aggettivo serve per descrivere l'economia statunitense?

  1. L'azienda petrolifera nazionalizzata è un gigante ferito, con le compagnie straniere che stanno facendo degli enormi profitti ai danni dell'azienda.

Prima della prima vittoria elettorale di Chavez la PDVSA, la compagnia petrolifera di stato, era nella mani di una minuscola oligarchia corrotta che gestiva l'azienda con pessimi risultati economici e pensava solo ad arricchirsi. Con la legge organica sugli idrocarburi, approvata nel 2001, l'imposizione fiscale sulle multinazionali petrolifere operanti in Venezuela fu aumentata del 30% e la partecipazione minima dello stato fu portata al 51%. Evidentemente tali misure vanno ad aumentare enormemente il gettito fiscale dello stato a danno delle multinazionali. Come può Noriega affermare esattamente il contrario?

  1. Milioni di poveri Venezuelani sono totalmente dipendenti dai corrotti programmi governativi.

Nel 1999 l'87% della popolazione venezuelana viveva in condizioni di povertà ed il 47% in condizioni di povertà critica. 10 anni dopo le percentuali sono scese rispettivamente al 23% (povertà) e al 6% (povertà critica). Nel 2005 il Venezuela è stato dichiarato territorio libero dall'analfabetismo dall'UNESCO. Questi risultati (e molti altri relativi a scolarizzazione, sanità, edilizia popolare, ecc.) sono stati realizzati grazie ai programmi governativi denominati “missioni bolivariane”. Le statistiche parlano da sole.

  1. La gente dimentica che l'opposizione ha ottenuto la maggioranza di voti alle elezioni parlamentari del 2010.

Alle elezioni parlamentari del 2010 si sono presentati tre schieramenti: il PSUV di Chavez ha ottenuto il 48,13% di voti; la MUD ha ottenuto il 47,22% e il PPT il 3,14%. Evidentemente l'esperto Noriega non conosce o fa finta di non conoscere il sistema elettorale misto venezuelano, peraltro molto simile a quello tedesco. Sarà che nemmeno Angela Merkel sia legittimata quale Cancelliera Federale di Germania?

  1. Bisogna dare un segnale alla Cina in merito alla nostra preoccupazione sulla possibilità di essere soppiantati quali destinatari del petrolio venezuelano.

Ecco che finalmente Noriega getta la maschera e comincia ad esprimere le reali motivazioni della propaganda antichavista...

  1. Dovremmo comunicare ai Russi la nostra preoccupazione in merito alla vendita di 9 miliardi di dollari di armi in stati a noi vicini, soprattutto dal momento che le armi russe vengono trasferite alla guerriglia colombiana, ai narcotrafficanti messicani ed ai terroristi mediorientali.
    Dobbiamo implementare l'applicazione di misure legali vigorose per smantellare il narco-stato che Chavez ha messo in piedi per inondare il nostro paese di cocaina.
    [...] Dobbiamo iniziare a condividere con i nostri vicini informazioni che mostrino la pericolosa complicità del regime di Chavez con i narcotrafficanti, il supporto criminale del programma nucleare iraniano (e l'estrazione di uranio e di altri minerali strategici) ed l'appoggio alla rete Hezbollah fuori e dentro dal Venezuela.

Ecco una gran bella summa di inventiva maccartistica! Se pure è difficile negare che “una bugia detta mille volte, si trasforma in verità”, qualcuno ricorda per caso le campagne di propaganda contro l'Afghanistan, contro l'Iraq, contro la Libia? L'Impero agonizzante mostra denti aguzzi e fa uso di pratiche cannibali e necrofile pur di sopravvivere...
Ricordate Osama Bin Laden, la tragica messa in scena hollywoodiana degli attentati dell'11 settembre 2001 (2.752 capri espiatori) e l'invasione dell'Afghanistan (più di 50.000 morti)?
Ricordate Saddam Hussein, la fialetta di antrace sollevata Colin Powell di fronte al Consiglio di Sicurezza dell'ONU, il dossier britannico sulle armi di distruzione di massa irachene, che costò la carriera politica a Blair e la vita al Prof. David Kelly (ufficialmente si legga “suicidio”) e l'invasione dell'Iraq (quarta riserva di petrolio nel mondo – fino ad oggi quasi un milione e mezzo di morti)?
Ricordate Muammar Gheddafi, la montatura della "rivolta" e l'invasione della Libia (ottava riserva di petrolio nel mondo – fino ad oggi almeno 50.000 morti)?

Ci stiamo così approssimando alla risposta alla seconda domanda. Ritorniamo un attimo al “caso Navarrete”. Ci sembra interessante, a questo punto, riportare l'analisi offerta dalla Ministra della Salute Eugenia Sader in un'intervista rilasciata a VTV il 24 ottobre 2011:

“Si tratta di uno show mediatico finalizzato a rafforzare la matrice di opinione della dittatura in Venezuela. [...] Il Dr. Navarrete ha approfittato della situazione per farsi pubblicità come eroe antichavista prima di raggiungere la sua famiglia in Spagna”.

Una conferma di tale interpretazione la troviamo nell'articolo pubblicato il 19 ottobre 2011 (due giorni prima della pubblicazione della lettera del Dr. Navarrete sempre da Tal Cual), firmato dalla giornalista Elisabeth Araujo, che dimostra di aver perfettamente recepito il messaggio di Roger Noriega:

La telenovela della malattia presidenziale sembra volgere al termine. Non perché Chavez stia per passare a miglior vita, come desidererebbe l'opposizione, secondo le solite paranoie del presidente, ma piuttosto perché le rivelazioni del Dr. Salvator Navarrete hanno già fatto il giro del mondo e, in questo modo una parte dell'enigma è stato svelato. [...] I venezuelani che hanno votato per Hugo Chavez incoraggiati dal desiderio di un cambiamento in avanti, scoprono oggi la bufala dei discorsi vuoti e si associano alla legione degli "indignados" non contro il capitalismo, ma contro i blackout out, i disservizi della metro, la insicurezza, la disoccupazione o l'inflazione. Si tratta di un decennio perduto che certamente non si ripeterà [...] perché la caduta del socialismo del XXI° secolo è in pieno svolgimento.”
(http://www.talcualdigital.com/nota/visor.aspx?id=60418&colum=74, traduzione nostra)

  1. Qual'è lo scopo della campagna di (dis)informazione volta ad imporre su scala globale la matrice d'opinione “Chavez sta per morire”?

Se ancora non fosse chiaro, lo scopo è molto semplice: indebolire la ricandidatura di Chavez alle elezioni del 2012. Se Chavez sta per morire è inutile votarlo! Peccato che tutte le indagini demoscopiche diano Chavez vincente con almeno il 58% delle preferenze ed un vantaggio di almento 20 punti percentuali sul candidato dell'opposizione alle prossime elezioni del 7 ottobre 2012.
Se Chavez dovesse: 1 sopravvivere al cancro; 2. uscire indenne dalle campagne globali di (dis)informazione infamanti e diffamatorie; 3. vincere le prossime elezioni; allora meglio cominciare a preparare il terreno per l'ennesima invasione militare. Ma per un invasione militare che si rispetti serve un casus belli. E allora, lasciate ogni speranza o voi che ancora credete nelle “informazioni” che trovate sui vostri “organi di informazione” preferiti, provate ad imparare a difendervi e prepariamoci al peggio (o forse al meglio?) della propaganda imperialista antichavista!